Azienda Agricola Bufalefi 300 ettari di Natura e Tradizione

il Sole, la Terra, le nostre mani..... 

Dicono di Noi

Dal Gambero Rosso - Un'estate in rosa. Territori e cantine

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Un bicchiere di vino "Lupara", buono per unire ciò che divide, ma anche per stimolare le intenzioni di voto

teatronaturaleUna strada per il futuro c'è: è sufficiente condividere le sorti del proprio Paese, soddisfacendo le necessità più urgenti e costruendo un'identità comune

Ho bevuto nei giorni scorsi il Lupara di Felice Modica (bello il nome), addirittura insieme con un comunista vecchio stampo, seppure dirigente di banca, con busto di Lenin in casa (per puro feticismo, immagino). Ed è stato un bel bere, nonostante di fronte a me avessi non un semplice commensale come tanti altri, ma un uomo affranto, malinconico e smarrito, perché orfano della falce e martello.

Un paio di bicchieri di Lupara Insolia Igt e all'uomo organico all'idea del grande partito che fu, mio gradito ospite (con quasi 50 anni dedicati alla causa della politica: per puro volontariato, senza intascare mai nulla), alla fine è tornato il sorriso. Ora, tuttavia, il comunista senza più identità voterà Mussi e non il Walter in versione new age. Si rifiuta di votare il Pd, ma, dico io, tutto si evolve, perché restare aggrappati al vecchio regime?

Una risposta all'attuale stato di confusione e incertezza però esiste, basta bere (ma bere bene) e tutto prima o poi si aggiusta. Prova ne sia la mia serata tra gente a modo. Nel corso del piacevole momento conviviale non c'erano tuttavia solo comunisti, per carità di Dio! Bontà d'animo sì, ma senza mai eccedere. Vi era anche altra gente, dalla mente più aperta e in piena sintonia con il futuro. L'ottimo arrosto, unitamente al fresco bianco di Sicilia (il rosso, strano a dirsi, il mio comunista ospite non lo beve - sic!) è stato il trait-d'union per ciascuno dei commensali presenti, al di là delle appartenenze ideologiche.

Uno slogan? Il vino che unisce - è proprio il caso di dire. Già, perché, in fondo, la soluzione alle grandi divisioni ideologiche a ben osservare esiste: è sufficiente restare seduti a tavola, e poi lasciarsi andare, distesi comodi sul divano, chiacchierando e sorseggiando un po' di vino, fino a colmare ogni distanza e separazione. Non è poi così difficile, una strada per il futuro c'è. Per imboccarla è necessario solo condividere e avere a cuore le sorti del proprio Paese, soddisfacendo le necessità più urgenti, puntando a un'identità comune, senza più dar seguito alle tante e inutili fratture cui siamo abituati.

Ed ecco, infine, la mia dichiarazione di voto, ora che siamo giunti in prossimità delle elezioni. Ogni cittadino dovrebbe in ogni caso confrontarsi su un tema così cruciale, e nessuno, proprio nessuno, può tirarsi indietro.
Questa mia esigenza di esternare le mie intenzioni di voto è scaturita proprio a seguito di questa piacevole cena tra amici. Non appartenendo a nessuno, essendo ateo politicamente ma non per questo estraneo alla vita civile del Paese, credo in tutta libertà di consigliare almeno cosa non votare: le piccole entità. Non che i piccoli debbano essere cancellati, non sia mai (creino un'associazione culturale piuttosto, non un partito) - ma non possono certo condizionare, come hanno sempre fatto, strumentalmente, la vita politica e la governabilità del Paese con espliciti e ingiusti atteggiamenti ostativi.

E' giunta l'ora di fare sul serio, il Paese va alla deriva. Se i politici non hanno il senso della responsabilità, allora tocca ai cittadini, andando a votare e avendo cura di non disperdere i voti rendendo improduttivi i risultati.

Ci sono due grossi schieramenti: bastano quelli. Certo, in tutta onestà, avremmo preferito che non fossero né Berlusconi né Veltroni i candidati premier. Tra tanti italiani perbene si potevano candidare figure di più elevato spessore, ma pazienza. Non ci sono alternative, almeno per ora. Del domani però dubito. Per questo un italiano consapevole della posta in gioco deve agire come un bravo potatore, eliminando polloni e succhioni a volontà, così da favorire lo sviluppo e la produttività della pianta madre. Basta dunque con la commedia delle poltrone da spartire, è ora di ritrovarsi in un Paese adulto. Non esistono alternative.

E così, a volte, una banale cena tra amici può far scaturire anche queste libere e oneste considerazioni. Nel nome del buon vino e del buon cibo. E chissà se l'amico comunista non decida infine di cambiare intenzione di voto.

Buona Pasqua a tutti, intanto, ma buona Pasqua senza quella paura mista a vergogna nel dichiarare le proprie radici cristiane, al di là del fatto di credere o meno nella resurrezione di Cristo...
Quando è Pasqua, è Pasqua!

Passati i Confini - lomejordelagastronomia.com - Aceite de Oliva Virgen Extra Felice Modica

 

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Gastronauta - Passito di bacca nera dai profumi di bosco

gastronautaIl Dolce Nero è un prodotto molto particolare, ideale per chi ama i passiti di bacca rossa. E' prodotto in Sicilia dall'Azienda Bufalefi di Felice Modica. Si chiama Dolce Nero perchè ha colore scuro e deriva dal Nero d'Avola: si tratta di un concentrato di profumi di prugne e frutti di bosco! E' un vino da dessert, ideale per essere gustato a fine pasto. 

La Valutazione di tiguliovino.it - Dolce Nero Passito Rosso da Nero d'Avola

tiguliovinoAlcol : 14,5% - Bottiglia : / - Lotto : 521 - Vitigni : Nero d'Avola

Davvero interessante al naso, appena sporcato da una lieve nota metallica. Buona bevibilità, spinta alcolca equilibrata ed ottima freschezza per un calice di grande piacevolezza, molto vicino al nostro massimo riconoscimento.

Valutazione di Tigulliovino: 17/20 (@@@@)

di Sergio Circella - link articolo

Teatro Naturale - Cantina con uso di cucina, nel cuore di Noto

teatronaturaleIn Sicilia una iniziativa di Alessandro Modica con la "benedizione" del Soprintendente di Siracusa Mariella Muti. Obiettivo: il recupero dell'identità culturale agricola attraverso la bellezza del barocco

di T N

Cantina con uso di cucina è la vecchia denominazione dell’Enoteca Pinchiorri. E’ stato Bob Noto a suggerire a Felice Modica questo nome per il piccolo locale che suo figlio Alessandro ha realizzato nel cuore di Noto, in via Nicolaci. Qui quasi si toccano con mano il cupolone della cattedrale e i balconi di palazzo Nicolaci, famosi in tutto il mondo per le cariatidi e i telamoni che fungono da grosse mensole barocche.

In questa cornice, densa di simbolismi e suggestioni, è nata la “cantina con uso di cucina”, più che un nome immodesto, un segno che apre il cuore alla speranza. Dieci tavoli e 40 sedie, in questa salita (vista dall’alto rassomiglia tanto a una discesa…). Il tutto sistemato con ingegnosi “giochi di gambe”, che vuol dire il miracolo di conciliare stabilità, sicurezza ed equilibrio, limitando al massimo l’impatto visivo. Tanto che c’è stata pure la benedizione di Mariella Muti, Soprintendente di Siracusa la quale, la sera del 5 Giugno, ha brindato all’iniziativa in casa Modica. Lei che ogni giorno lotta perché tutela non significhi tout court imbalsamazione.

Cantina con uso di cucina – ha sottolineato il presidente dei Mastri Oleari Flavio Zaramella – equivale a dar valore ai prodotti tipici di questo angolo di Sicilia, cucinandoli in modo semplice, in un luogo che è il simbolo di Noto. Vuol dire – ha affermato Felice Modica – offrire agli abitanti della città e ai turisti, il pane cotto nel forno a legna, l’olio e il vino, l’ortofrutta di stagione. I piatti più modesti e tradizionali, che recuperano la nostra identità culturale indicando, al contempo, una possibile via di salvezza per la derelitta agricoltura italiana.

All’inaugurazione erano presenti il vescovo di Noto Staglianò, l’on. Fabio Granata, i deputati regionali De Benedictis e Gennuso, la Soprintendente Muti con l’architetto Giovanna Susan. Ma, soprattutto, tutti gli 11 operai dell’azienda agricola della famiglia Modica con i rispettivi familiari e centinaia di persone (con una punta di almeno 500), che hanno mostrato di gradire molto l’iniziativa. Finalmente – è stata la voce popolare – viene rivitalizzato l’angolo di Noto più bello, ma anche più “morto” (se si eccettuano i sette giorni dell’”infiorata” e i 15 dell’”Agosto netino”)…

I Migliori Oli d'Italia - Italy’s top olive oils

imigliorioliditaliaarticoloAncora una Volta . L'olio della Cantina Modica di San Giovanni figura fra i migliori d'Italia ecco l'articolo di Renzo Ceccacci.

Dei 300 ettari, appartenenti ai Modica di San Giovanni da oltre due secoli e situati a Bufaleffi, 42 sono coltivati ad oliveto con 6.000 piante prevalentemente di Moresca e minor parte di Verdese, potate per ottimizzare la raccolta meccanizzata.La lavorazione rigorosamente in giornata con tecnologia continua e lo stoccaggio dell’olio, non filtrato, in recipienti di acciaio sotto azoto sono soltanto le più evidenti tra tutte le cure profuse nella filiera produttiva. Punta di diamante della produzione di 300-400 quintali annui è l’Olio Extravergine di Oliva D.O.P. Monti Iblei, Sottozona Val Tellaro “Bufalefi”: giallo-verdino e dotato di fruttato mediamente intenso, emana fragranti sentori di erba tagliata, mandorla, lieve pomodoro e mela verde, che all’assaggio sono ben sostenuti dal piccante e lieve amaro. Molto fluido, fine e fragrante, può accompagnare piatti delicati, ma anche mediamente strutturati. L’Olio extravergine di oliva felice Modica di San Giovanni è più deciso sia all’olfatto che al gusto, per il fruttato ed i sentori di carciofo, erba e pomodoro, oltre che per la maggiore presenza di piccante ed amaro, che gli consentono il matrimonio anche con carni grigliate e legumi. Leggi l'articolo completo in Pdf.

Idea Vino - Intervista ad Alessandro Modica di Ilaria Sangregorio

museo-nicolaci-668x501Alessandro Modica rappresenta l’ottava generazione della famiglia Modica, proprietari fin dai tempi più antichi del feudo Bufalefi, territorio netino nei pressi dell’oasi naturale di Vendicari. In questo territorio è nato il Nero D’Avola, il Bianco Insolia, il Passito e Moscato di Noto. Dopo una brillante carriera universitaria in Storia antica alla Facoltà di Lettere e Filosofia all’Università di Bologna, Alessandro ha deciso di catapultarsi nel mondo imprenditoriale curando l’azienda di famiglia insieme al padre Felice Modica. Qui di seguito la sua affascinante storia.

Quando hai deciso di proseguire l’attività vinicola di tuo padre?
L’episodio che ha dato una svolta alla mia vita è stato la dipartita di mio nonno, Antonino Modica, imprenditore agricolo. La sua perdita ha avuto ripercussioni sia sul piano affettivo sia lavorativo ed ha segnato sicuramente un cambiamento di rotta nel mio percorso. Mi sono trovato di fronte ad un bivio: vendere o meccanizzare? Così io e mio padre, Felice Modica, abbiamo deciso di intraprendere un’opera di modernizzazione mantenendo comunque la vecchia struttura in nome di un passato lungo duecento anni. La famiglia è stata ed è sempre presente nei nostri progetti. Mio padre è, tutt’ora, la figura cardine dell’azienda. Il mio ruolo è promuovere i nostri prodotti nelle varie fiere o appuntamenti vitivinicoli. Ne approfitto per anticipare la mia presenza al Vinitaly dal 25 al 28 Marzo 2012 a Verona.

Le etichette dei tuoi vini sono davvero particolari. Nell’assegnazione dei nomi hanno inciso gli studi umanistici, l’amore per il mito e la tua terra?
Le etichette sono curate da Bob Noto, cronista della gastronomia, il cui cognome ricorda la mia città ma le cui origini sono torinesi. Amico di famiglia, ha elaborato e curato con gran gusto il restyling delle etichette. I nomi, confermo, nascono dall’amore che nutro per i miei studi, e rappresentano la mia identità. La passione per la mia terra, per il mito, è evidente nell’etichetta Filinona, un vino doc ottenuto dal vitigno Nero d’Avola 100 %, il cui nome (di origini latine «hora nona» cioè dalle 14 alle 15) si ricollega alle ore più calde delle estati siciliane, il momento post pranzo dedicato al riposo pomeridiano. La siesta spagnola per intenderci.

Fare il vino è un’arte. Quale tecnica prediligi? Hai adottato l’uso del barrique ormai di moda?
La vinificazione è un’arte e una scienza, entrambe devono andare di pari passo. Da bambino mi ricordo che le botti erano spesso bollenti, questo accadeva perché non si conoscevano le tecniche per mantenere la temperatura sotto i livelli critici (sopra i 30° la fermentazione si blocca). Ovviamente la terra è il punto di partenza. I vini migliori provengono da terreni calcarei e soleggiati. Nel caso in cui non ci siano queste basi la cantina, in qualche modo, può correggere la struttura del vino. Il passaggio dal mosto al vino solitamente dura tre giorni mantenendo una temperatura costante dai 24º ai 26º grazie a delle vasche d’acciaio. Un tempo, quando ciò non era possibile, si attendeva ben tre mesi (da Settembre a Novembre) con il rischio di fermentazione del mosto. Per quanto riguarda l’uso del barrique, fu la baronessa Francesca Planeta di Santa Cecilia ad introdurre queste speciali botti in Sicilia. Il barrique è ormai un must, sono gli stessi mercati vinicoli ad importi il suo uso. La richiesta è molto alta. Personalmente, ho trovato un compromesso ed ho applicato una tecnica mista per la realizzazione del vino Arà. Tale vino subisce due procedimenti diversi: 50% rimane nei tini (rinvigorendo una parte della struttura del vino) e il restante 50% viene custodito nella botte; in questo modo ho ottenuto il miglior Nero d’Avola al mondo, un vino perfetto, unico, inimitabile. I vini che, invece, restano unicamente in botte si uniformano, perché il legno conferisce un sentore vanigliato.

Dolce Noto è la tua ultima creazione. Come è nato questo moscato pregiato?
Dolce Noto è un vino che volevo a tutti i costi. Nonostante i 300 ettari, il terreno ad un certo punto non aveva più uve da Moscato. Così abbiamo deciso di impiantare nuove viti e abbiamo sostenuto un lungo percorso burocratico, lunghi tempi per l’invecchiamento, ma alla fine ce l’abbiamo fatta! Dolce Noto ha persino ottenuto un riconoscimento al Vinitaly 2011. E’ un vino legato alla storia della mia città, ad Antonino Modica Nicolaci, deputato del parlamento nel 1909 nonché fondatore della cantina di famiglia a Bufalefi (nel 1879) poi ulteriormente ampliata nel 2009. A lui ho dedicato un’epigrafe in Via Nicolaci, accanto ai nomi di Matteo Raeli e Pietro Landolina, personaggi che hanno contribuito all’unità d’Italia.

La tua passione non si limita alla produzione di vini. La tua cantina è anche museo e cucina. In che modo sei approdato all’idea di fondere tre spazi/realtà così differenti?
Sono luoghi apparentemente differenti. Bufalefi non ha solo vigneti ma anche terreni deputati alla coltivazione di prodotti agricoli (grano, mandorle, olive, ecc). Volevo recuperare la realtà di un tempo, avere degli «ospiti» a cui offrire oltre un buon Nero d’Avola, una parmigiana che è frutto della stessa azienda agricola e realizzata con prodotti genuini ma soprattutto della nostra terra. E’ un omaggio alla famiglia Nicolaci, agli amici delle tonnare (i Modica sono anche imprenditori del tonno), alla famiglia che da sempre si è impegnata ad esaltare il territorio netino.

Quale abbinamenti consiglieresti a chi si accosta per la prima volta al food siciliano?
Sicuramente un calice di Filinona Nero d’Avola, a seguire un piatto a ventaglio arricchito da: caponata, tabbouleh (o tabulè) di verdure, bruschette al pomodoro e peperone fritto o arrostito da gustare immersi tra le architetture barocche di via Nicolaci.

Quali sono i prossimi eventi a cui parteciperai?
Vinitaly 2012 è la prima tappa, a seguire la Rinascente a Milano in Piazza Duomo e poi Torino in Via Gramsci, un lounge bar molto trendy in cui potrò presentare sia i vini sia i prodotti siciliani.

Quale scenario si prospetta nel settore vitivinicolo in Sicilia? C’è spazio per i giovani imprenditori vinicoli italiani o domina la politica dei favoritismi?
L’anno scorso al Vinitaly, le aziende aderenti a questa meravigliosa manifestazione erano più di 500; quest’anno ce ne saranno solo 150. La crisi in Italia, purtroppo, ha colpito anche il mondo vitivinicolo. Il vino si vende a fatica. Le aziende medie sono quelle che hanno risentito di più l’incerta situazione economica e per evitare la chiusura, all’acquisto di una pedana a prezzi di liquidazione spesso ne regalano una seconda. La mia è una realtà di nicchia con vini di grande eccellenza e la qualità paga sempre. I mercati esteri sono sicuramente la nuova frontiera per le aziende di nicchia. Un consiglio che posso dare è puntare sui rapporti umani, sulla cura del cliente, far in modo che venga scelto per il tuo valore.

Bengodi Libro di Camillo Langone "i piacere dell'autarchia"

Del nostro vino ne parla Camillo Langone nel suo libro Bengodi "i piacere dell'autarchia"

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Camillo Langone da “Il Foglio”

MACCHERONICA GUIDA PALATALE, INSERVIBILE MA PREZIOSA, A CURA DI CAMILLO LANGONE

Nel confuso panorama enologico di Sicilia l’unica speranza sono i baroni. Il vino delle famiglie dell’alta nobiltà è evaporato: la Duca di Salaparuta è passata all’Amaretto di Saronno e il Feudo dei Principi di Butera è stato comprato da Zonin, per dire i due casi più melanconici. Avendo meno soldi da sperperare a Palermo e a Montecarlo, i baroni neanche ci sono andati, a Palermo e a Montecarlo. Nel corso del Novecento sciagurato (mafia, riforma agraria, bibite gassate, repubblica) molti di loro sono rimasti sulla terra, conservandone almeno un po’ per gli eredi. Non può essere un caso che i pochi vinisiciliani che ci interessano hanno tutti lo stesso tipo di coroncina in etichetta. Piacerebbe (eccome) parlare della baronessa Francesca Planeta di Santa Cecilia ma i giornalisti l’hanno già troppo viziata e poi se nelle cantine siciliane si stanno accumulando le barrique la colpa è un po’ anche sua. Piacerebbe parlare del barone Nicolò La Lumìa e del suo Signorio Rosso, prodigiosamente ricco di benefico resveratrolo, se non fosse che avendo battezzato questo 100 % Nero d’Avola con un nome di fantasia contribuisce in quota parte alla babele della Trinacria vinosa. Piacerebbe parlare di don Carlo Nicolosi barone di Villagrande ma il suo Sciara appunto di Villagrande contiene merlot come un Franciacorta qualsiasi. Piacerebbe parlare del barone Emanuele Scammacca del Murgo ma pur essendo riusciti a perdonare il suo coinvolgimento nel governo Dini (fu sottosegretario agli Affari esteri) ci risulta imposibile dimenticare che il suo Tenuta San Michele è stato definito “il Sassicaia etneo”, ohibò. Messo da parte il condizionale ci piace parlare del barone felice Modica di San Giovanni, uno che non è mai stato sottosegretario e non ha mai piantato merlot e che imbottiglia il suo vino denominato Filinona scrivendo Nero d’Avola bello grande in etichetta, così sio capisce che cosa c’è dentro. I vinattieri nostri sulle etichette ci scrivono qualsiasi cosa, meno quello che realmente conta: Vino dolce o secco? Fermo o frizzante? Monovitigno o miscuglio? Affinato in vetro, in acciaio, in legno o in legnetto? Per i vinattieri sono dati inessenziali: molto meglio stampare poesiole, chiacchiere, quisquilie e pinzillacchere, oltre che nomi indecifrabili che in icilia hanno spesso l’accento folk: Tané, Rapitalà, Ramì, Noàà, Nikà, Jalé, Chiarandà, Angimbé…Filinona, felice eccezione, non prevede né accento né barrique. In dialetto questa parola designa l’afoso pomeriggio estivo, ovvero la controra, e infatti quello di Modica è un rosso caldo, brancatiano, che lentamente ma lungamente effonde sentori di salvia e di sogno.

Consigliato da i Vini da Amare rivista Spirito di Vino

 Il nostro vino è consigliato da "Spirito di Vino" articolo a pagina 59. Leggi L'articolo in pdf.

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Apertura pizzeria “Orto di Santa Chiara ” a NOTO del nostro socio «Cantina Modica di San Giovanni»

28 Marzo 2014 -  Apertura dell’Orto di Santa Chiara – una pizzeria al centro storico di Noto. Un progetto complesso di Alessandro Modica durato più di due anni che ha riqualificato il Vecchio Orto del Monastero di Santa Chiara. Troverete i cibi tradizionali in un atmosfera esclusiva del centro storico barocco http://www.vinidinoto.it/index.php

March 28, 2014 – Opening of the Orto di Santa Chiara – a pizza restaurant in the historical center of Noto. A complex project of Alessandro Modica lasted more than two years that  has requalified the Old Garden of the Monastery of St. Clare. You will find traditional food in a unique atmosphere of the old Baroque town http://www.vinidinoto.it/index.php

28 марта 2014 – Открытие Orto di Santa Chiara – пицца ресторан в историческом центре Ното. Комплексный проект Алессандро Модика длился более двух лет и вдохнул новую жизнь в Старый Сад Монастыря Св. Клэр. Здесь Вы найдете традиционные блюда в уникальной атмосфере барочного городского центра http://www.vinidinoto.it/index.php

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